Estremamente interessante (e in sintonia con i valori di SKAN, etica estetica ed efficacia) l’articolo di Gabriella Infante a questo link.
Come molti sanno, gli unicorni sono aziende che “nell’arco di breve periodo, utilizzando strade poco battute e mezzi tecnologici all’avanguardia, sono state in grado di rivoluzionare il settore di riferimento, riuscendo a sfondare e conquistando un patrimonio capitale di oltre un miliardo di dollari” (goleminformazione.it): in controtendenza rispetto al pensiero economico dominante, che insegue queste aziende, Infante propone un nuovo modello di business e un nuovo “animale simbolo”, la zebra.
Secondo l’autrice, il modello economico “unicorno” premia aziende fondate sulla rottura, invece di sostenere aziende che migliorano, coltivano, collegano: “quando i venture capital investono in aziende unicorno, pochi fortunati traggono profitto, ma la società soffre”[…] “La realtà è che questi modelli di business sul lungo periodo possono costituire una reale minaccia.” Esempi noti sono Facebook, Uber e Medium.
L’alternativa sono le aziende zebra: perché la zebra? A differenza degli unicorni, le zebre sono reali. Le aziende zebra hanno sia il bianco che il nero: allo stesso tempo producono profitti e migliorano la società. Non sacrificano uno a discapito dell’altro. […] Le aziende zebra sono costruite con una resistenza senza pari e un’efficienza del capitale, fino a quando le condizioni consentono loro di sopravvivere. […] parliamo di imprese che producono reddito e risolvono problemi reali e significativi e intervengono nella “riparazione” dei sistemi sociali esistenti.
Ma perché è così difficile costruire aziende zebra? Perché nonostante molti investitori, fondatori ed opinion leader credano che le aziende zebra siano cruciali per il successo della nostra società, non c’è un ambiente che ne favorisca la crescita, per non parlare della mancanza di sostegno che le accompagni fino alla maturità. Le sfide più comuni che le zebre devono affrontare sono:
- Il problema non è il prodotto ma il processo: non stiamo investendo nel processo e nel tempo necessario per aiutare le istituzioni ad adottare, implementare e misurare il successo delle politiche di innovazione, che siano applicazioni o quant’altro.
- Le aziende zebra sono spesso fondate da donne o da fondatori sottorappresentati: il 3% dei capitali dei fondi viene destinato alle donne e meno del 1% a persone di colore.
- 3. Non si può essere se non si può vedere: al di fuori della Silicon Valley troveremo aziende zebra davvero promettenti, ma i proprietari non ottengono successo finanziario e notorietà se seguono pratiche commerciali sostenibili.
- Le aziende zebra sono bloccate tra due paradigmi obsoleti: profit e no-profit: per le giovani aziende che perseguono sia una mission che il profitto, le strutture esistenti senza scopo di lucro / con scopo di lucro, possono essere proibitive. Si perdono mesi alla ricerca di investitori che abbiano familiarità con entrambi i modelli.
- La tesi dell’impact investment è dannatamente stretta ed avversa al rischio: gran parte dei fondi destinati all’impact investment è limitata ai mercati delle tecnologie green, microfinanza e salute. Questo mercato immaturo limita l’innovazione in altri settori come il giornalismo o l’istruzione che potrebbero beneficiarne moltissimo.
Eppure quando riescono a superare questi ostacoli, i risultati sono eccellenti: Patagonia, Mailchimp, Kickstarter (per citarne alcuni) ne sono un esempio…. Per saperne di più: zebrasunite.coop