Nella letteratura manageriale, il concetto di leadership si è evoluto dall’approccio degli anni ’40 secondo cui l’andamento del gruppo è funzione delle caratteristiche della personalità del leader e del suo stile di direzione ad una concezione situazionale o sistemica, in cui l’attenzione di focalizza sulle variabili di contesto ritenuti determinanti per far emergere la figura del leader all’interno di un gruppo.

A partire dagli anni ’90 del 1900 a fronte delle innovazioni tecnologiche, si afferma l’approccio della leadership trasformazionale, secondo cui l’abilità del leader è quella di promuovere cambiamenti anche radicali nella cultura delle organizzazioni: “nella leadership trasformazionale ciò che è centrale non è tanto la capacità del leader di ottimizzare la qualità dello scambio sociale tra le due parti in gioco (leader e collaboratore) quanto piuttosto la sua capacità di influenzare la crescita umana e professionale del collaboratore, attraverso l’estensione del suo sistema di bisogni, il cambiamento dei valori organizzativi, la trasformazione di atteggiamenti” (M.B. Bass).

Gli studi più recenti, infine, prendendo avvio dal concetto di intelligenza emotiva di Daniel Goleman, hanno dimostrato che i migliori leader sono coloro che sanno gestire le emozioni del gruppo e guidarlo verso un obiettivo comune, creando un’atmosfera positiva e di reciproco aiuto e supporto.

“Un capo da la colpa, un leader corregge gli errori.” – R.H. Ewing