“La difficoltà non sta nel credere alle nuove idee ma nel rifuggire dalle vecchie” (J.M. Keynes)

Prospettiva è in sé una parola che unisce il senso dello spazio e quello del tempo. Saper cambiare prospettiva è una questione di creatività: aiuta a vedere le soluzioni nascoste dietro gli angoli. Nell’idea di prospettiva, infatti, è implicito il concetto di punto di vista: la posizione da cui si osserva. Modificandola, si cambia sempre anche la cosa osservata e di conseguenza il suo significato. Entrare in un’altra prospettiva significa entrare in un altro mondo.

“Da Aristotele in poi, la logica viene esaltata come l’unico strumento in grado di trarre buoni frutti dall’intelletto. Ciononostante, l’imprevedibilità stessa delle idee nuove sta a indicare che esse non sono necessariamente il risultato di processi logici. Per comodità, abbiamo coniato l’espressione pensiero verticale per indicare il metodo logico, e l’espressione pensiero laterale per l’altro metodo. Il pensiero verticale si basa sul massimo di probabilità. Se il pensiero verticale significa alta probabilità, quello laterale significa bassa probabilità. Proprio perché si volge alla ricerca di idee nuove, il pensiero laterale sembrerebbe avere dei rapporti con il pensiero creativo in senso stretto. In realtà lo include, ma abbraccia un campo d’azione più vasto. Talora il pensiero laterale giunge a risultati genuinamente creativi, altre volte si limita a rivelare gli aspetti insoliti di una data cosa o situazione, e in questi casi resta al di qua di una vera e propria creazione”. Così scrive lo psicologo Edward de Bono, “inventore” e sostenitore del pensiero laterale come metodo di indagine e conoscenza della realtà (E. de Bono: Il pensiero laterale).

Cosa ha che fare tutto questo con la ricerca scientifica? Moltissimo. Il pensiero verticale o logico è il fondamento del metodo scientifico da Galileo in poi senza il rigore del quale la ricerca non sarebbe giunta a quelle conquiste che solo un secolo fa sarebbero parse pure utopie e oggi consideriamo scontate e irrinunciabili. Ma se da un lato rigore, lentezza e “inesorabilità” rappresentano i punti di forza del metodo logico-sperimentale, dall’altro ne costituiscono anche i limiti: una volta poste le necessarie premesse scientifiche e metodologiche, il verticalista procederà lungo il sentiero segnato, scartando a priori ogni risultato negativo, anomalo o fortuito e trascurando il fatto che tra queste “anomalie” potrebbero nascondersi interessanti deviazioni.

A volte i procedimenti seguiti dai lateralisti sono talmente bizzarri e apparentemente privi di logica da gettare nel più nero sconforto la schiera dei verticalisti. L’esempio più noto di scoperta scientifica “laterale” è forse quello della penicillina. Durante i suoi esperimenti sulle sostanze naturali in grado di arrestare la proliferazione dei batteri, Fleming si accorse che una coltura batterica era stata casualmente contaminata da una muffa posatasi dall’aria. Anziché buttare la coltura, Fleming la esaminò e scoprì che il penicillum notatum, la muffa contaminante, aveva bloccato la crescita batterica. Così nacque la penicillina, e da essa gli antibiotici moderni.

Molti scienziati bollano e accantonano sbrigativamente i brillanti risultati scientifici ottenuti attraverso procedimenti non verticali come “casi del tutto fortuiti”. In realtà questi “doni del cielo” capitano quasi sempre a menti di prim’ordine, dotate di una vasta e profonda cultura di tipo multidisciplinare, capaci di accostarsi alla realtà con immutabile curiosità e assenza di pregiudizi.

Ma se è vero che il caso ha spesso un ruolo importante, se non determinante, nella storia del progresso scientifico, come è possibile trarre il massimo profitto dagli eventi fortuiti? Il punto di vista di de Bono è in questo senso particolarmente suggestivo: ”Se nell’elaborazione delle idee nuove la parte del caso consiste nell’offrire occasioni determinanti, allora può ben esistere un metodo per facilitare il suo intervento. Il gioco, è probabilmente il metodo migliore, purché si tratti di un esercizio disinteressato, senza scopi né direzioni prestabilite. Il vero e proprio vantaggio del gioco sta nella sua illimitata disponibilità. E’ la sua libertà da schemi e vincoli che permette al caso di accostare cose che altrimenti non sarebbero state disposte in quel modo; che permette di costruire sequenze di eventi impossibili da realizzare in altro modo”.