Vogliamo innanzitutto andare controcorrente rispetto a quanto espresso a gran voce su vari media in queste settimane: è normale e umano provare paura e non è sempre possibile mantenere uno stato d’animo positivo.

Stiamo tutti vivendo emozioni cosiddette “negative”: benché ci siano tanti tipi di emozioni, in genere amiamo suddividerle in due sole categorie: quelle positive e quelle negative. Nel nostro sentire, le prime sono “giuste”, le seconde no.

Solitamente alla paura reagiamo con atteggiamenti di fuga, blocco, negazione, attacco, che sono tentate soluzioni, perché ci danno la sensazione di risolvere i problemi, anche se nella realtà contribuiscono a potenziarli.

Infatti, quando mettiamo in atto questi tentativi, nella sostanza non solo non modifichiamo la situazione, ma anzi contribuiamo ad accrescere le sensazioni di perdita di controllo e incertezza, perché non le stiamo gestendo con consapevolezza emotiva.

E allora che fare? “E’ impossibile evitare del tutto le emozioni negative perché vivere è anche sperimentare battute d’arresto e conflitti”, dice Sauer-Zavala.

Imparare a far fronte a queste emozioni è la chiave: ogni volta che una persona accetta i suoi pensieri e sentimenti spiacevoli, scrollandosi di dosso la sua vergogna e senso di colpa, può vedere i suoi problemi – e i suoi obiettivi – con maggiore chiarezza e procedere lungo il percorso di cambiamento. Dunque le emozioni negative non vanno coltivate, ma nemmeno evitate. Riconoscete come ci si sente senza la fretta di cambiare il vostro stato emotivo.

E’ utile essere consapevoli che un pensiero è solo un pensiero e un sentimento solo una sensazione, niente di più. Non è una verità sul mondo, sulle cose, su voi. E’ semplicemente un avviso che occorre cambiare, trovare nuove vie per un migliore adattamento alla vita, o semplicemente aspettare che il tempo passi con una diversa disposizione d’animo.

Proprio come quando il dolore di un muscolo dopo una contrattura ci dice che è meglio stare fermi: è quello che di solito si fa, invece di pensare di essere in colpa o di lagnarsi del mondo.