La ricerca sulle emozioni è relativamente recente. Le neuroscienze tradizionali hanno di fatto trascurato questo settore, privilegiando gli aspetti cognitivi del cervello e della mente, ma le neuroscienze affettive hanno dimostrato che le emozioni favoriscono le attività cognitive, non esistendo una linea di demarcazione tra processi mentali ed emozioni. La vita emotiva ha ripercussioni sulla salute fisica, sul funzionamento del sistema respiratorio, su quello immunitario, cardiovascolare, gastrointestinale ed endocrino. Il cervello influisce sul corpo e il corpo influisce sul cervello.

Le emozioni positive (gioia, felicità, desiderio, soddisfazione, entusiasmo, ecc.) migliorano lo stato di salute bio-psichico e mentale ed hanno effetti benefici su molte patologie. Tutte le principali forme di disturbi psichiatrici sono legate ad “un’alterazione” delle emozioni. I disturbi emotivi sono quindi alla base dei disturbi dell’umore e degli stati d’ansia. Le emozioni inoltre interferiscono anche nella schizofrenia e nell’autismo.

Ognuno di noi possiede un profilo emozionale “unico” e pertanto reagisce agli stimoli emotivi in modo diverso.

Sei sono le dimensioni accertate:
1. resilienza;
2. prospettiva (la capacità di mantenere emozioni positive);
3. intuito sociale;
4. autoconsapevolezza;
5. sensibilità al contesto;
6. L’intensità e la chiarezza con cui siamo in grado di “focalizzarci” su un certo oggetto.

Ogni dimensione presenta caratteristiche neurali specifiche e riflettono perciò un’attività biologica “misurabile”, come mostrano le tecniche di brain imaging.

I tratti della personalità non sono immutabili: il cervello possiede una straordinaria e meravigliosa capacità, la “neuroplasticità”, la proprietà di “cambiare” il proprio funzionamento in risposta alle esperienze, all’ambiente e ai pensieri che elaboriamo. Questa capacità si realizza per tutta la vita.

Un’altra importante qualità del cervello consiste nell’attivare neuroni sani per “assolvere il compito di quelli danneggiati”, come dimostrano le scoperte effettuate nei soggetti colpiti da ictus, potendo “addestrare” un’area sana nello svolgimento di funzioni della parte colpita e consentendo in tal modo un’ampia “riorganizzazione” del cervello. Concludendo, gli affetti sono le “fondamenta” (Panksepp) su cui è stato costruito “il bello e il brutto della nostra vita”.