L’azienda familiare nasce dalla creatività del suo fondatore che è in grado di far decollare la propria idea imprenditoriale e assicurarne il successo: è caratterizzata da snellezza, vivacità e intraprendenza nelle sue fasi iniziali.
Il vero problema spesso nasce col passaggio generazionale: nel primo cambiamento generazionale si perde il 60% delle aziende, che sale all’80% in terza generazione.
Ciò che dà forza all’impresa familiare è che spesso gode di elevata compattezza, poiché i membri hanno il medesimo obiettivo, inoltre la nuova generazione porta l’innovazione e permette all’azienda di stare al passo coi tempo.
Ma perché il passaggio generazionale sia un cambiamento positivo, in grado di dare nuova linfa all’azienda, è necessario innanzitutto che sia un progetto che si sviluppa negli anni, non un evento improvviso senza soluzione di continuità.
È inoltre importante avere ben chiaro che il figlio non deve necessariamente sostituire il genitore alla direzione, ma deve poter ricoprire il ruolo più idoneo alle sue competenze: anzi, è fondamentale che il figlio faccia “carriera” come gli altri, con gli stessi criteri degli altri collaboratori, che non si “insedi” immediatamente ai vertici aziendali, altrimenti rischia di perdere la sua credibilità.
Ugualmente, i genitori non devono scavalcare il figlio, rispettandone ruoli, competenze e responsabilità.
Infine: i genitori non devono aspettarsi dai figli la stessa abnegazione che ha caratterizzato il loro ruolo in azienda, ciò che conta è la qualità del lavoro svolto!
“Ci sono due lasciti durevoli che possiamo dare ai nostri figli. Uno sono le radici. L’altro sono le ali”. – Hodding Carter, Jr.