Vorremmo approfondire il tema della paura della scorsa settimana riflettendo sugli effetti che può avere in azienda: il tema è stato affrontato in un libro di Sergio Casella, Presidente della divisione PCMC della multinazionale americana Barry-Wehmiller, intitolato “Vincere la paura in azienda”.
Uno degli spunti che abbiamo trovato più interessanti, è che la paura in azienda rappresenta un costo, una perdita, perché immobilizza i processi e genera conflitti.
Il paradosso è che siamo bravissimi ad alimentarla ed incrementarla ogni giorno, inoculandone anche di nuova nelle nostre organizzazioni. Alla fine quello che emerge è che la cura è la cura, nel senso che instaurare una relazione di cura con le persone riesce a convertire la paura da negativa immobilizzante a positiva e quindi in accettazione di sfide. La stessa paura che può potare ad un totale insuccesso è quella che, se opportunamente canalizzata, è la nostra più grande alleata per farci accettare sfide e vincerle: creando un ambiente protettivo, si riducono le paure al minimo e con una relazione di cura, un leader può guidare le persone ad affrontarle, a tramutarle in coraggio e a superare l’immobilismo.
Il primo passo rimane sempre e comunque rendersi conto che non si può fare impresa guardando solo alla logica del profitto, secondo i modelli classici di management che vedono la generazione del profitto e la vita delle persone su due linee parallele che non si incontrano mai. Nel nome del profitto, le persone potevano essere sacrificate. In realtà, la generazione di profitto passa dalla vita delle persone, la retta è una e le persone sono un punto della retta che viene prima del punto del profitto. L’azienda prospera se le persone che in essa lavorano stanno bene, si sentono sicure e protette e sentono quello che fanno come proprio.