Quante volte avete sentito parlare di economia circolare? Ma quanti di noi sanno esattamente cosa significa?

Sarebbe troppo sbrigativo ridurre questo concetto al riciclo di rifiuti e risorse: la vera economia circolare è un nuovo modello economico, che si contrappone a quello tradizionale e lineare e che nel Vecchio Continente sta prendendo piede con un mercato dal valore di circa 2.2 trilioni di euro per 19 milioni di posti di lavoro [Fonte: Circular Bioeconomy Arena Meeting – anno 2018].

L’economia circolare è, citando il sito dell’Europarlamento, un “modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile”.

In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.

Dai tessuti ricavati dalle alghe o dagli scarti degli agrumi al materiale isolante prodotti con il riso fino al biocarburante ottenuto dal recupero degli oli di frittura: startup e piccole imprese stanno lavorando su un nuovo modello produttivo sostenibile e in forte crescita, ora grazie anche al Bando del Ministero dello Sviluppo economico che si aprirà il 5 novembre.

Ecco alcuni esempi di progetti italiani:

MOGU. Azienda specializzata nell’utilizzo di ingredienti naturali per la produzione di materiali sostenibili per la bioedilizia. La sua mission? Sostituire la plastica di origine fossile con bio-polimeri naturali, affrontando in maniera concreta il problema dell’inquinamento causato dai rifiuti di plastica negli oceani e sulla Terra.

ORANGE FIBER. Due giovani donne siciliane hanno dato vita a questa startup che si occupa di trasformare gli scarti di agrumi in tessuti bio da riutilizzare per la realizzazione di indumenti. Non solo circular economy dunque, ma anche beneficio per l’utilizzatore, dato che i tessuti così ricavati rilasciano oli essenziali di agrumi e vitamina C benefici per la pelle

BEBP. Progetto che punta a sfruttare il biogas per produrre carburanti e plastica biodegradabile.

BIOFP. Progetto che ha sviluppato un innovativo bioprocesso per valorizzare reflui di natura lipidica (per esempio, gli oli di frittura esausti) con un alto contenuto di acidi grassi liberi, convertendoli in biocarburanti e biopolimeri. Il vantaggio, in questo caso, è duplice: la purificazione di oli esausti unita alla produzione di biomateriali ad alto valore aggiunto unita alla purificazione di materiali e oli esausti.

 

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