La scorsa settimana abbiamo voluto presentare alcune soluzioni realizzate da aziende ed enti in ambito tecnologie abilitanti 4.0, la cui implementazione è contribuita dal MISE nell’ambito del Bando DIGITAL TRANSFORMATION che si aprirà il 15 dicembre p.v.
Oggi vorremmo continuare, parlando di realtà aumentata, IoT e manifattura additiva.
Con realtà aumentata a sostegno delle attività produttive si intende l’impiego della tecnologia digitale per aggiungere dati e informazioni alla visione della realtà e agevolare ogni decisione relativa al processo produttivo: in questo si differenza dalla realtà virtuale, che consente di simulare una realtà o un contesto diverso da quello in cui il soggetto si trova fisicamente. Un esempio interessante è rappresentato da LEGO® Hidden Side, nuova versione del famoso gioco che, terminata la costruzione, consente di interagire in realtà aumentata con giochi interattivi coinvolgenti; ma certamente gli esempi più noti sono i Google Glass e i display a sovrimpressione nei parabrezza delle auto. In ambito produttivo, la realtà aumentata è utile per diversi motivi, per progettare nuovi prodotti (visualizzare e mettere alla prova le funzionalità da sviluppare è molto più veloce ed efficace attraverso questa tecnologia), migliorare i processi interni, formare i dipendenti integrando la formazione teorica con quella pratica, promuovere i propri prodotti, ad esempio permettendo agli utenti di provarli sul campo i prodotti prima di acquistarli.
Con IoT (Internet of Things) o meglio ancora Industrial Internet (IIoT) si intende l’implementazione di una rete di oggetti fisici che dispongono intrinsecamente della tecnologia necessaria per rilevare e trasmettere, attraverso internet, informazioni sul proprio stato o sull’ambiente esterno in un contesto produttivo: uno degli esempi più noti di applicazione dell’IoT nell’industria è quello della manutenzione predittiva, modalità che attraverso l’osservazione delle dinamiche di produzione consente di definire delle metriche (ad esempio dei valori di soglia) attraverso le quali prevedere il manifestarsi di guasti o di malfunzionamenti a carico di un componente e di intervenire prima che essi si verifichino.
La manifattura additiva comprende i processi per la produzione di oggetti fisici tridimensionali, a partire da un modello digitale, ciò che abitualmente è chiamata stampa 3D connessa a SW di sviluppo digitali.
Tecnologia utilizzata inizialmente per la prototipazione rapida, oggi la stampa 3D finalmente viene impiegata anche per produzioni di piccole serie sia per parti di ricambio che di componenti con geometrie complesse, come dimostra l’apertura in provincia di Bergamo del centro per la manifattura additiva denominato Atc realizzato da DMG Mori, multinazionale che produce macchine utensili, GFM, azienda che progetta, produce e assembla componenti meccanici di precisione, e Itema, leader mondiale nel settore dei teli industriali automatici. In questo centro, le aziende del territorio trovano macchinari e competenze per progettare e realizzare nuove componenti e prodotti.
Un’ultima interessante evoluzione è il connubio stampa 3D e la robotica, che permette di superare gli spazi limitati: la start up italiana Moi Composites, spin off del Politecnico di Milano, ha sviluppato in quest’ambito una tecnologia chiamata Continuous Fiber Manufactoring, che permette di realizzare elementi in materiali compositi senza utilizzare stampi. Così è stato realizzato un motoscafo con scafo di forma innovativa, stampato in parte a Milano e in parte in un laboratorio nel Regno Unito, le cui parti al momento dell’assemblaggio in cantiere combaciavano alla perfezione grazie alla precisione dei file digitali!
Le tecnologie abilitanti 4.0 non sono finite: dal cloud ai big data, dalla simulazione alla cybersecurity, la prossima settimana continueremo l’affascinante tour nelle soluzioni digitali realizzate dalle aziende.