“Il vento spegne la candela e alimenta il fuoco” (da Antifragilità – Nassim Taleb)
In questo periodo caratterizzato da caos, incertezza e rischio, vorremmo parlare di un concetto espresso molto chiaramente da Nassim Nicholas Taleb, esperto di matematica finanziaria e autore del libro “Il Cigno Nero”, in cui spiegava che eventi immani e quasi impossibili, con una probabilità statistica minima, accadono eccome ponendo la finanza tra suoi bersagli: «L’ecosistema bancario si sta gonfiando di banche gigantesche, incestuose, burocratiche: se ne fallisce una, cascano tutte». L’anno successivo ci fu il crac Lehman Brothers…
Il termine da lui coniato (e probabilmente già noto a più di qualcuno) è antifragilità. Citando il suo omonimo libro “L’antifragilità va al di là della resilienza e della robustezza. Ciò che è resiliente resiste agli shock e rimane identico a se stesso; l’antifragile migliora. Questa qualità è alla base di tutto ciò che muta nel tempo: l’evoluzione, la cultura, le idee, le rivoluzioni, i sistemi politici, l’innovazione tecnologica, il successo culturale ed economico, la sopravvivenza delle aziende […]. L’antifragile ama il caso e l’incertezza, il che significa anche, ed è fondamentale, che ama l’errore, o perlomeno un certo tipo di errore”. Così, mentre l’impresa resiliente resiste agli shock ma rimane la stessa; l’impresa antifragile migliora sé stessa.
Il meccanismo alla base si chiama sovracompensazione, che altro non è che l’energia in eccesso che scaturisce dall’iperreazione di fronte ad una difficoltà. Come diceva Ovidio “le avversità aguzzano l’ingegno”. Un esempio è un fenomeno psicologico poco noto, la “crescita post traumatica”, opposta alla sindrome da stress post traumatico: individui colpiti da un evento doloroso superano se stessi. Più noto agli amanti del fitness è l’allenamento basato sul sollevamento massimale, che consiste in sedute brevi il cui unico obiettivo è superare il precedente massimale in una singola ripetizione con il maggior peso sostenibile. La volta successiva il corpo sarà in grado di sollevare un peso maggiore in quanto, prevedendo un peso più elevato, si regolerà per avere più forza a disposizione.
È benché per Taleb il covid-19 non sia un cigno nero, in quanto evento prevedibile, comunque in questo periodo troviamo molto interessante questo rapporto tra antifragilità e innovazione: secondo l’autore, infatti, per introdurre un’innovazione “bisogna mettersi in guai seri” anche se non irreversibili.
L’innovazione e i progressivi perfezionamenti nascono dalla necessità e si sviluppano oltre il soddisfacimento di tale bisogno: anche qui, i latini dicevano “artificia docuit fames”, “la fame insegna a darsi da fare”!
È quel che è accaduto oggi nel pieno dell’emergenza, con circa il 70-75% delle imprese italiane entrate, in pochi giorni, in una nuova modalità di lavoro a distanza. Il passaggio è stato reso possibile dall’abbandono di un approccio top down e verticistica, che non poteva funzionare. “Ha funzionato, invece, un approccio antifragile, bottom up e disordinato: chi lavorava in posizione decentrata ha trovato modi nuovi per attivare il lavoro a distanza, poi generalizzati all’interno dell’azienda. Trial and error: si impara per tentativi e commettendo degli errori, purché siano piccoli. Bisogna poterne far tanti prima di arrivare al risultato”.
Che sia arrivato finalmente il tempo di un reale cambiamento?